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Due passi indietro, uno in avanti. Le allarmanti previsioni dell’Ocse sul Pil italiano

Due passi indietro e uno in avanti. Per l’Italia sono allarmanti le previsioni sull’andamento del prodotto interno lordo nel 2020/2021 diffuse dall’Ocse, l’organizzazione che riunisce i Paesi economicamente più sviluppati al mondo.

Il Pil tricolore quest’anno sarebbe destinato a diminuire del 10,5 per cento contro un incremento pari a poco più della metà nel 2021, quando la crescita ipotizzata dall’Ocse per il nostro Paese dovrebbe risultare nell’ordine del 5,4 per cento.

Quest’anno l’Italia va peggio della media. Il suo -10,5 per cento (perlomeno a livello previsionale) si confronta con il -4,5 per cento del Pil mondiale e il -7,9 per cento dell’Eurozona. Per quanto riguarda la fase ascendente, che dovrebbe caratterizzare l’anno prossimo, il nostro Paese dovrebbe situarsi nella media, o poco meglio della media, internazionale. Nel 2021 al +5,4 per cento italiano corrispondono il +5,1 per cento dell’Eurozona e il +5 per cento mondiale.

La fotografia scattata dall’Ocse dell’economia globale a fine 2021 registra insomma un’Italia in grave difficoltà, di cui non si può ancora prevedere plausibilmente un ritorno alla situazione pre-lockdown e meno ancora a quella pre-crisi finanziaria del 2008. Ma se l’Italia piange, il resto del pianeta non è legittimato a ridere. Non potrebbe essere altrimenti.

Il mondo sta scontando il più drammatico rallentamento economico dai tempi della Seconda Guerra Mondiale”, è il messaggio dell’Ocse. Alcuni dati diffusi dall’Organizzazione: nei primi sei mesi di quest’anno la produzione globale è risultata inferiore di oltre il 10 per cento rispetto a fine 2019 e il commercio internazionale nello stesso arco di tempo si è ridotto in misura maggiore del 15 per cento.  “Sulle economie mondiali – sottolinea – pesa un eccezionale livello di incertezza. Nonostante le vaste azioni politiche intraprese con lo sviluppo della pandemia abbiano contribuito a prevenire un crollo ancora più grande e a tamponare i redditi di famiglie e imprese, la ripresa rimane esitante e di conseguenza il 2021 non potrà essere l’anno del rigore in quanto – suggerisce l’Ocse – le attività andranno ancora sostenute”.